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Diabete mellito
Il diabete mellito, o semplicemente diabete, è una patologia cronica che si manifesta quando il pancreas non è in grado di produrre insulina o quando questa non può essere usata dall'organismo.
L'insulina è un ormone proteico rilasciato dalle cellule ß-pancreatiche che consente l'assorbimento e l'utilizzo del glucosio da parte delle nostre cellule. Lo stimolo più importante che ne induce la produzione è l'aumento della concentrazione di glucosio nel sangue. Tra le sue funzioni, mantenere i livelli di glucosio del sangue costanti ed entro un range di normalità è sicuramente il ruolo più essenziale. Non a caso, la sua produzione è finemente regolata.
Le molecole di glucosio vengono derivate dalla maggior parte dei cibi ricchi in carboidrati in quanto rappresenta il carburante principale per il nostro organismo. L'insulina non fa altro che indurre il passaggio di queste piccole molecole all'interno delle nostre cellule, così che siano prontamente utilizzabili per produrre energia. Quindi, se l'insulina non viene prodotta o semplicemente funziona male, il glucosio non può essere ben assorbito e si accumula nel sangue, aumentando la glicemia ematica (iperglicemia). Maggiore è il tempo che il nostro organismo passa in iperglicemia e maggiori sono i danni al corpo e ai vari organi (es. alterazioni vascolari, retinopatia).
Le altre importanti funzioni dell'insulina, oltre ridurre la concentrazione ematica del glucosio, sono:
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stimolare la glicogenosisntesi, cioè la trasformazione di glucosio in molecole di glicogeno nel muscolo e nel fegato
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aumenta i depositi dei lipidi nel tessuto adiposo;
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riduce la degradazione delle proteine e ne promuove la sintesi.
Epidemiologia
In Italia il 4,9% della popolazione dichiara di essere affetta da diabete. Il diabete è più diffuso nelle classi più svantaggiate, laddove i fattori di rischio, quali obesità e inattività fisica, sono più comuni. Valori superiori alla media si registrano al Sud e la diffusione del diabete aumenta al crescere dell'età. Inoltre, sotto i 74 anni è più comune tra gli uomini.
La gravità della malattia è dovuta non solo al fatto che è associata ad un alto tasso di mortalità, ma il dato allarmante è che 1 persona su 2 non sa di esserne affetta.
Tipi di diabete più frequenti
Diabete di tipo 1
Riguarda circa il 10% delle persone con diabete e, in genere, insorge nell’infanzia o nell’adolescenza. In questi casi il pancreas non produce insulina a causa della distruzione delle cellule ß-pancreatiche da parte del sistema immunitario. E' quindi necessario che in questi pazienti venga iniettata ogni giorno e per tutta la vita, l'insulina. La causa del diabete tipo 1 è sconosciuta e, a causa della presenza nel sangue di anticorpi diretti contro le cellule ß del pancreas, viene classificato tra le malattie autoimmuni, cioè dovute a una reazione immunitaria dell'organismo diretta contro l’organismo stesso.
Diabete di tipo 2
E' la forma più comune di diabete e rappresenta circa il 90% dei casi. In questi soggetti il pancreas è in grado di produrre insulina, ma le cellule dell’organismo non riescono ad utilizzarla, sviluppando quella che viene chiamata insulina-resistenza. Generalmente, la malattia si manifesta dopo i 30-40 anni e numerosi fattori di rischio sono stati associati alla sua insorgenza. Tra questi la familiarità, l’età, l’appartenenza ad alcune etnie, la mancanza di attività fisica, il sovrappeso/obesità e il tabagismo. Ciò evidenzia come la prevenzione “primaria”, cioè interventi in grado di prevenire l’insorgenza della malattia, siano essenziali per promuovere corretti stili di vita atti a prevenire il diabete di tipo 2.
Diabete gestazionale
Si manifesta per la prima volta in gravidanza con elevati livelli di glucosio nel sangue. Non rientrano nella categoria le donne gravide già diabetiche prima della gravidanza. Si verifica nel 4% circa delle gravidanze. La definizione prescinde dal tipo di trattamento utilizzato, sia che sia solo dietetico o che sia necessaria l’insulina, e implica una maggiore frequenza di controlli sia per la mamma che per il feto. Il diabete gestazionale va corretto e prevenuto durante la gravidanza per prevenire possibili danni allo sviluppo del feto.
Altre forme di diabete mellitto
Possono essere dovute, ad esempio, a difetti genetici, a malattie del pancreas o secondario all'uso di farmaci.
Criteri per la diagnosi del diabete
La concentrazione di glucosio nel sangue si misura con la glicemia. In soggetti sani la glicemia a digiuno si aggira tra i 70 e i 110 mg/dl (digiuno: mancata assunzione di cibo da almeno 8 ore). Valori tra 110 e 125 mg/dl a digiuno indicano una condizione di alterata glicemia a digiuno (IFG) che indicano la necessità di un cambiamento alimentare e dello stile di vita per prevenire l'insorgenza del diabete.
I criteri per la diagnosi del diabete sono:
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sintomi di diabete (poliuria, polidipsia, perdita di peso inspiegabile) associati a un valore di glicemia casuale ≥ 200 mg/dl, cioè indipendentemente dal momento della giornata;
oppure
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glicemia a digiuno ≥ 126 mg/dl in almeno due occasioni;
oppure
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glicemia ≥ 200 mg/dl a 2hr dal pasto durante una curva da carico (OGTT). Qui al soggetto viene somministrato glucosio (75g per gli adulti) e vengono controllati i livelli di glucosio nel sangue e nel tempo (ogni 30 minuti per due ore).
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Valori di glicemia compresi fra 140 a 200 mg/dl dopo un carico di glucosio definiscono, invece, la ridotta tolleranza al glucosio (IGT) che nel tempo può evolvere in diabete.
Glicemia ed emoglobina glicata (HbA1c).
Un altro parametro da considerare nel diabetico sono i valori dell'emoglobina glicata (HbA1c). L’emoglobina, che è normalmente trasportata dai globuli rossi, può legare il glucosio in maniera proporzionale alla sua quantità nel sangue. Per questo, il suo valore riflette i livelli medi di glucosio nel sangue. Considerando che, la vita media del globulo rosso è di 3 mesi, la quota di emoglobina cui si lega il glucosio sarà proporzionale alla quantità di glucosio che è circolato nei 3 mesi precedenti l'analisi.
Nei soggetti non diabetici, il livello d’emoglobina glicata si mantiene attorno al 4-6,5%, che significa che solo il 4-6,5% di emoglobina è legato al glucosio. Nel paziente diabetico questo valore deve essere mantenuto entro il 7% per poter essere considerato in “buon controllo metabolico”.
Sintomi e Complicanze del diabete
Il diabete di tipo 1 è quasi sempre diagnosticato sulla base dei classici sintomi: poliuria, polidipsia (sete intensa), deperimento, alti valori ematici di glucosio, ipoinsulinemia, astenia, perdita di peso, iperpotassiemia, alitosi (odore di acetone nell'alito), disidratazione e presenza di corpi chetonici nel sangue e nelle urine. Il diabete di tipo 2 può essere asintomatico o manifestarsi in modo acuto come quello di tipo 1. Spesso si associa a sovrappeso e obesità e viene generalmente diagnosticata ad un livello già avanzato.
Le complicanze metaboliche del diabete sono la chetoacidosi, il coma iperosmolare non chetosico e l'acidosi lattica. In particolare, la chetoacidosi è dovuto all'accumulo dei prodotti del metabolismo lipidico, i chetoni, in assenza di insulina. I corpi chetonici (acetone, acetoacetato e 3-B-idrossibutirrato) vengono usati velocemente e quasi esclusivamente dai muscoli e dai tessuti periferici, ma anche dal cuore e dal cervello. L'instaurarsi della chetoacidosi rappresenta la complicanza più temibile del diabete essendo una delle maggiori cause di morte.
Le complicanze fisiologiche croniche sono prevalentemente vascolari e coinvolgono i vasi sanguigni di diversi organi e tessuti (es. occhi, reni, cuore). Le alterazioni più comuni sono:
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retinopatia diabetica, danno dei vasi sanguigni che irrorano la retina e può portare alla perdita delle facoltà visive.
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nefropatia diabetica, riduzione progressiva della funzione del rene che può condurre all'insufficienza renale, fino alla necessità della dialisi o al trapianto del rene.
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malattie cardiovascolari, il rischio è da 2 a 4 volte più alto causando, nei Paesi industrializzati, oltre il 50% delle morti per diabete.
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neuropatia diabetica, comporta alterazioni del sistema nervoso periferico e può causare perdita di sensibilità, dolore e danni agli arti, con necessità di amputazione nei casi più gravi. Può comportare disfunzioni del cuore, degli occhi, dello stomaco ed è una delle principali cause di impotenza maschile.
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piede diabetico, le modificazioni della struttura dei vasi sanguigni e dei nervi possono causare ulcerazioni e problemi a livello degli arti inferiori, soprattutto del piede, a causa dei carichi che sopporta. Questo può rendere necessaria l'amputazione degli arti e statisticamente costituisce la prima causa di amputazione degli arti inferiori di origine non traumatica.
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complicanze in gravidanza: nelle donne in gravidanza, se non controllata, può determinare conseguenze gravi al feto, da malformazioni congenite a un elevato peso alla nascita, fino a un alto rischio di mortalità perinatale.
Carboidrati, Indice Glicemico e Carico Glicemico
Come abbiamo già visto i carboidrati sono gli zuccheri che nel nostro organismo vengono trasformati in molecole di glucosio e rappresentano i principali determinanti della glicemia nel sangue. La quantità di carboidrati che il diabetico può assumere varia tra il 45-50% dell’energia totale, ma non è mai inferiore a 130 g/giornalieri. I carboidrati li ritroviamo in diversi alimenti: zucchero, miele, cereali e derivati (grano, orzo, farro, farine, ecc.), pane, biscotti, dolci, pizza, prodotti da forno, prodotti preconfezionati, bibite zuccherate, frutta, legumi, latte, ecc.
Nei pazienti trattati con insulina o ipoglicemizzanti orali il numero di somministrazioni ed il dosaggio dei farmaci dovrebbero essere adeguati alla quantità dei carboidrati. Nel diabetico di tipo 2 non è importante considerare solo il quantitativo dei carboidrati da apportare, ma anche la qualità degli stessi. Per qualità si intende la velocità con la quale gli zuccheri vengono assorbiti e appaiono nel sangue, prendendo come riferimento un alimento di comparazione standard (es. glucosio puro o pane bianco). Più velocemente appariranno nel circolo ematico e minore sarà la loro qualità, viceversa, più lentamente verrano rilasciati nel sangue e più saranno di alta qualità. Questo parametro viene indicato con il nome di Indice Glicemico (IG) e può essere calcolato per tutti gli alimenti.
Gli alimenti possono essere classificati in base al loro Indice Glicemico in carboidrati a basso (IG<55), medio (55<IG<75) e alto IG (IG>75). Tra gli alimenti di più comune uso con un basso indice glicemico vanno ricordati: la pasta integrale, i legumi, la frutta, il latte. Mentre, fra gli alimenti ad alto indice glicemico ci sono: il pane bianco, il riso e le patate. L’IG deve essere considerato nella scelta degli alimenti da introdurre nella dieta, soprattutto perché una dieta con basso indice glicemico determina un miglioramento del controllo glicemico e della qualità della vita. Tuttavia, l’IG non deve essere usato da solo, ma in relazione ad altre caratteristiche rilevanti degli alimenti, in quanto possono influenzarne il valore.
Alcuni trucchi per ridurre l'IG degli alimenti sono:
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Preferire cereali e derivati integrali (es. pasta e riso integrale, orzo, avena, farro, farine integrali, ecc.);
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Ridurre i tempi di cottura degli alimenti e dove possibile preferirli crudi (es. la carota cruda ha un IG di 20, cotta di 50);
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Prediligere la cottura al dente (5-6 minuti) dei cereali, eliminando sempre l'acqua di cottura (es. evitare il risotto);
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Tostare il pane prima dell'uso;
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Consumare frutta poco matura e varietà meno zuccherine (es. mele verdi invece che rosse);
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Non consumare i carboidrati da soli ma associarli sempre a fibre, proteine e grassi (es. verdura, carne e olio).
Sebbene l'Indice Glicemico sia importante, non va tralasciato il Carico Glicemico (CG), che ci dà un parametro più verosimile dell'effetto dell'alimento sulla glicemia. Il Carico Glicemico considera non solo l'IG, ma anche la quantità di alimento consumato:
CG= (IG * grammi carboidrati contenuti nell'alimento)/100
Fino a 10 è considerato BASSO, da 11 a 19 è MODERATO, maggiore di 20 ALTO.
In questo modo nessun alimento va demonizzato, ma vanno solo controllate le quantità assunte per evitare che l'IG ci trai in inganno. Quindi non è necessario evitare alcuni alimenti ma semplicemente ridurre le porzioni di quelli con l'Indice Glicemico più alto.
Interventi terapeutici
Nei diabetici di tipo 1 è necessario regolare la terapia insulinica all’apporto dietetico e all’attività fisica. Per i diabetici di tipo 2 assume maggior importanza adottare un corretto stile di vita, che comprenda la riduzione dell’apporto calorico e l'aumento dell’attività fisica per migliorare la glicemia, le dislipidemia, i livelli della pressione arteriosa ed evitare l'insorgenza delle complicanze.
La dieta ideale per il diabetico non è complessa o restrittiva. Gli obiettivi dell'intervento nutrizionale sono: il controllo glicemico, il raggiungimento ed il mantenimento del peso corporeo, la prevenzione ed il trattamento dei principali fattori di rischio cardiovascolare, il mantenimento di uno stato di benessere sia fisico che psichico.
Cosa fare in caso di diabete di tipo 2
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Smetti di fumare (Guida pratica)
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Segui una corretta e sana alimentazione
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Controlla il tuo peso e raggiungi il peso ideale (Calcola il tuo Indice di Massa Crporea)
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Controlla la glicemia (tieni un Diario della glicemia)
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Controlla la pressione e il livello dei grassi nel sangue (Colesterolo totale, HDL, LDL, Trigliceridi)
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Mantieniti attivo e fai attività fisica regolare (30 minuti al giorno per 5 giorni a settimana). Non solo aiuta a combattere lo stress, ma ha anche importanti effetti benefici sul metabolismo: migliora la sensibilità all’insulina, riduce i livelli di trigliceridi e di colesterolo cattivo (LDL) a vantaggio di quello buono (HDL), aiuta il controllo della pressione arteriosa e previene le malattie cardiovascolari.
Consigli nutrizionali per diabetici di tipo 2
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Non saltare la colazione
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Consuma 5 porzioni al giorno tra frutta e verdura, seguendone la stagionalità e variandone i colori
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Limita le quantità della frutta ad alto contenuto di zuccheri e alto IG (es. uva, cachi, banana, fichi, castagne, ecc.)
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Preferisci i cereali integrali
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Utilizza almeno tre volte a settimana i legumi (fagioli, lenticchie, ceci, piselli, ecc.) come fonte proteica vegetale al posto di quelle di origine animale (es. carne, pesce, uova formaggi, affettato, uova)
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Consuma almeno 2-3 porzioni di pesce a settimana, preferendo quello grasso ricco di omega-3 (es. sgombro, alici, sardine, salmone, ecc.)
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Limita il consumo della carne, soprattutto quella rossa, e prediligi tagli magri
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Preferisci i formaggi freschi e poco stagionati, meno ricchi di sale e grassi
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Usa l’olio extravergine di oliva o di semi a crudo per condire, evitando i grassi animali come burro, strutto, lardo, ecc.
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Riduci l'introduzione dei cosiddetti grassi “trans”, presenti in crackers, biscotti, merendine che riportano sulle etichette la presenza di oli/grassi idrogenati o parzialmente idrogenati
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Bevi almeno 1,5-2,0 L di acqua al giorno
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Evita il consumo delle bevande zuccherate e alcoliche
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Riduci il consumo di alimenti ricchi di colesterolo, presente in tutti gli alimenti di origine animale (uova, carne, pesce, crostacei, burro, panna, ecc.)
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Incrementa il consumo di alimenti che contengono omega-3 (noci, pesce, oli vegetali, ecc.)
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Aumenta l'apporto delle fibre (>40 g/giorno), presenti nei legumi, frutta, verdura e cereali integrali. Un elevato consumo di fibre (intorno ai 50 g/die) riduce la glicemia in soggetti con diabete tipo 1 e riduce la glicemia, l'insulinemia e la lipemia in soggetti con diabete tipo 2
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Limita il consumo di sale e preferisci quello iodato (massimo 5g al giorno)
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Limita il consumo di alimenti ad alto IG, come le patate e il riso
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Usa degli accorgimenti per ridurre l'IG degli alimenti (es. consuma la pasta al dente, tosta il pane, non consumare i carboidrati da soli ma associarli a verdure o proteine).
Fonti aggiornate ad ottobre 2015:
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L'Alimentazione nella pratica motoria e sportiva; Istituto Superiore di Sanità;
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Lineamenti di dietoterapia e nutrizione clinica. G Vannozzi e G Leandro, Il Pensiero Scientifico Editore, 2009;
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